Thursday, August 25, 2005

Noa, un magico diario!

NOA, UN MAGICO DIARIO!

(Romanzo per Bambini)

di Maria Teresa Magliozzi
(in arte Virgoletta)





Capitolo 1

Come arrivai sulla Terra


Ciao a tutti! Sono Noa… COSA  sono, direte voi. Al momento ho l’aspetto di un globo di luce, ma… posso assumere qualsiasi forma io voglia, come vedrete poi. Dopo aver viaggiato per anni nell’Iperspazio alla velocità della luce, mi sono avvicinata alla vostra galassia… rimanendo colpita dalla vostra Terra.

“È identica alla mia palla azzurra”, è la prima cosa che mi è venuta in mente quando l’ho vista. Mi sono avvicinata un po’, e ho notato uno strano paese a forma di stivale: “È proprio come uno dei miei stivaletti! Voglio proprio vederla da vicino!”, ho pensato, e in men che non si dica mi sono avvicinata al suo Centro.

C’era una bellissima città, sfavillante di mille luci… con un buffissimo monumento. “È proprio come il mio anellino traforato!”, ho pensato, “bene, allora mi stabilirò qui!”.

In un lampo, assunsi una forma umana: di ragazzina tredicenne o poco più, dai capelli color arancio, ricci e corti, occhi verdolini e un buffo neo sulla guancia sinistra a forma di cuore.

I miei abiti, direte voi? Cappello a punta di feltro color blu con una fascia nera, maglioncino collo alto mezze maniche color violetta, gonnellina ampia e corta gialla e immancabili stivaletti beige… al collo, un amuleto d’ametista su montatura d’argento con tante piccole pietre incastonate.

Creato il mio aspetto umano, occorreva crearmi una casa. Mi trovavo in un bel parco, su un colle: con la mia magia mi fu facile tirar su un’abitazione e convincere tutti gli abitanti dei dintorni che essa era sempre stata lì.

La mia casa ha la forma di un cono, anzi, di un cappello da strega; i mattoncini color arancio le danno un bel colore vivace e inoltre ha un comignolo e un ampio balcone col dondolo al primo piano.

Entrando c’è il salone col camino, con disposti ai suoi lati due divani a semicerchio e al centro una pelle d’orso bianco (sintetica, ovviamente!) e da un lato una tigre dall’aria bonaria (anch’essa finta, naturalmente). La cucina ha un grande tavolo rotondo ed è dotata di tutti i comfort…

Per passare al piano di sopra si sale su per una grande scala a chiocciola con al centro una pertica (per le discese rapide!). La mia camera ospita un enorme letto a baldacchino a forma di cuore (mi piace dormire per obliquo, con la testa ora da un lato ora dall’altro!) e tre finestre anch’esse a cuore.

C’è una bella sedia a dondolo smaltata di bianco, due comodini rotondi, un capiente armadio e una scrivania composta di due pezzi, nera e fucsia: è un rombo, se composta, mentre, divisa, forma due semiscrivanie con un angolo retto e un lato ondulato.

Ho una libreria stracolma di classici per l’infanzia e di fumetti per ragazze made in Japan (la mia grande passione!). Dove vivo abitualmente, nell’Iperspazio, arrivano le onde radio e quelle televisive: mi faccio certe scorpacciate di cartoni giapponesi anni ’80! Le storie di maghette sono le mie preferite: sono così simili a me…

E poi, sono così vicina all’Iperuranio, dove abitano le idee delle menti degli scrittori, che ho fatto amicizia con tutti i personaggi creati dagli autori per ragazzi: Jo e le Piccole Donne, Incompreso, PollyAnna col suo segreto, Sara Piccola Principessa e tutti gli altri personaggi che popolano la vostra immaginazione… Be’, io li ho conosciuti per davvero, e sono tutti amici miei!

Dove eravamo rimasti? Ah, il bagno: ha le mattonelle blu coi pesciolini rossi e un’enorme vasca rotonda con l’idromassaggio ad acqua sulfurea (adoro l’acqua sulfurea: mi fa sentire a casa!).

Questa è casa mia. Dimenticavo la soffitta: è su su, ha un abbaino e tutti gli oggetti più inutili e più magici che voi possiate immaginare… Volete farci un giro?

Capitolo  2

Vado a scuola!

Sapevo che una ragazza della mia età sarebbe dovuta andare a scuola. Avevo 13 anni terrestri, dunque… la classe che avrei dovuto frequentare era la terza media.

Vicino alla casa che avevo creato dal nulla c’era la Scuola Media più multietnica d’Italia… perciò, decisi di iscrivermi lì. Avrei avuto come compagni di classe cinesi, pakistani, mussulmani, indiani… un concentrato di mondo in una classe di 25 persone. Sarebbe stato bellissimo!

Non avrei avuto nessuna difficoltà, grazie alla magia, ad aggiungere il mio nome nei registri… E così avrei potuto dedicarmi alla parte più divertente: l’armamentario scolastico!

Come prima cosa creai un morbido e capiente zainetto rosso scarlatto, un astuccio rigido coi disegni di Beatrix Potter per le penne e le matite, quaderni ad anelli e blocchi con immagini della Natura e fogli da disegno (adoro disegnare!).

Per quanto concerne i libri… avrei aspettato di leggere il programma per poi materializzarli sulla mia scrivania!

Prima di cominciare la scuola, volevo esplorare un po’ i dintorni: rinunciai a fare il giro sulla classica scopa volante (non volevo dare troppo nell’occhio) e materializzai quindi una bici da donna nuova fiammante, con degli adesivi prismatici per decorazione.

Feci così a bordo della mia bici, quel pomeriggio, un giro d’ispezione nel mio nuovo quartiere, dando occhiate fugaci ai negozi cinesi, tutti con lo stesso arredamento al loro interno, ai giardini di Piazza Vittorio, alle grandi chiese di Santa Maria Maggiore e Santa Maria degli Angeli.

Mi piaceva gettare un colpo d’occhio alle vetrine colorate, e rubare qua e là qualche idea… Che avrei poi potuto mettere in pratica nella tranquillità di casa mia!

Arrivata a casa, mi adattai alle usanze locali (io mangio volentieri qualsiasi cibo del mondo) preparandomi un bel piatto di spaghetti al pomodoro e pollo arrosto con patatine fritte. Per dessert, niente di meglio di un budino al cioccolato (io adoro i budini!) e una bella mela rossa...

Lavati i denti, e  indossato il pigiama fucsia a cuoricini rossi, preparai la cartella… ero pronta per il mio primo giorno di scuola!

Dormii come un ghiro. Alle 7.00 in punto la sveglia-panda suonò e in men che non si dica mi ero lavata, preparata ed avevo fatto colazione, mettendo la merenda (una buona fetta di torta) in cartella.

La scuola era un po’ distante, ma decisi comunque di andare a piedi per assaporare il tragitto… e dopo mezz’ora arrivai, giusto poco prima di sentire il rintocco della campanella e di veder chiudere il portone.

“Su, su, ritardatari…” disse il custode. Io e una bambina dai corti capelli a caschetto, dai lineamenti asiatici, ci affrettammo su per le scale. Sapevo che la classe era la terza C… anche la bambina entrò con me. 

C’era un unico banco libero, il primo della fila centrale: ci sedemmo entrambe lì, io dal lato finestra, lei dal lato porta.

“Ciao, io sono Lyn! Facciamo amicizia?”, mi disse. Io le strinsi la mano e… in quel momento entrò la prof di Italiano: “Silenzio! Non tollero confusione! Si comincia. Aprite l’Antologia a pagina 30…”.

Decisi che avrei rinviato i convenevoli all’ora di ricreazione. Lyn, cinese, aveva tre fratelli e due sorelle, e viveva coi genitori sopra un piccolo negozio di abbigliamento che avevano in gestione.

Parlava bene l’italiano, senza particolari inflessioni, ed aveva una bella voce e una certa predisposizione per il canto. Le piaceva suonare il flauto, le lezioni di Geografia e la Matematica…

E fu così che conobbi la mia prima, nuova amica!




Capitolo  3

Un nuovo amico

Oggi ho fatto amicizia con Rashid. Ha 13 anni ed è marocchino. La sua famiglia vive da 10 anni in Italia ed ha una rosticceria dove preparano un kebab buonissimo e dei felafel fantastici (me li ha fatti assaggiare a ricreazione: il primo è una specie di panino con carne, pomodori, insalata e una salsina piccante, i secondi sono delle squisite polpette di ceci).

Rashid vuole studiare per diventare ingegnere dell’ambiente e del territorio. Ha una collezione di pietre di tutti i tipi (va pazzo per la Geologia) e ha anche uno splendido erbario. Conosce (quasi) tutti i nomi di piante!

Ha un fratellino più piccolo, Bilal, che ha 5 anni, e spesso si deve occupare di lui quando i genitori sono impegnati con la rosticceria.

Abbiamo fatto amicizia durante l’ora di Matematica: c’era un polinomio di difficile risoluzione, mordicchiavo nervosamente la penna e d’un tratto… Puff! Un bigliettino con la soluzione esatta mi è piombato sul banco.

Mi sono girata e… tre banchi dietro c’era un morettino tutto ricci che mi faceva l’occhiolino e che mi sorrideva.
“Grazie, mi hai salvato la vita!”, gli dissi all’ora di ricreazione.

 “Se non fosse stato per te, la prof mi avrebbe rifilato una bella insufficienza…”. “Oh, non è nulla”, disse lui facendo spallucce.

“È  che per me i polinomi sono semplicissimi, basta imparare a conoscerli e farseli amici… Se vuoi, dopo te li spiego, all’ora di buco!”. “Siii!”, accettai entusiasticamente. A scuola invece io brillo in Italiano (mi piace molto scrivere: con tutti i libri che leggo è il minimo, no?), Storia, Scienze ed Educazione Artistica.

Mi piace molto anche Educazione Fisica, e soprattutto pallavolo… Anche se la mia specialità è arrampicarmi sulla pertica!

Rashid se la cava piuttosto bene in Matematica ed Educazione Musicale. È forte in Inglese ed ha una passione per il Teatro… attività che svolgiamo una volta al mese, per una settimana, assieme ad altre attività extracurricolari come Giornalismo, Ceramica, Fotografia, Arti Marziali.

Inutile dire che Lyn è bravissima in quest’ultima attività! Lei pratica tutte le mattine alle 6, nei giardini di Piazza Vittorio, un’ora di Tai Chi con la spada. A me invece piacciono molto gli esercizi di Yoga… li trovo molto meditativi, e poi mi piace assumere posizioni strane come l’Aratro o la Candela!

Devo dire che nel complesso la scuola mi piace. Basta essere molto attenta a lezione, e prendere appunti… e poi, nel pomeriggio, studiare diviene enormemente più facile!

Io rileggo le cose da studiare per tre volte: la prima afferro il concetto in generale, la seconda sottolineo le frasi chiave, la terza rileggo facendo particolare attenzione a focalizzare i concetti sottolineati… che s’imprimono così in maniera indelebile nella mia mente.

Diciamo che la Matematica è la mia bestia nera… ma se c’è Rashid a spiegarmela, non la temo! Dal canto mio, io posso insegnare a Rashid i miei Esercizi di Fantasia: “Immagina… che faresti se tu fossi un fiore? Oppure un filo d’erba?”, e così lo spingo ad inventare delle storie che possono rivelarsi… davvero veritiere!

L’altro giorno ho approfittato della ricreazione, durante la quale Rashid stava schiacciando un pisolino, e l’ho trasformato in un… cardellino! Ha sbattuto le ali, incredulo, e poi si è messo a volare per tutta l’aula… finchè non gli ho aperto la finestra e lui non si è librato, finalmente libero, nel cielo.

Ha svolazzato sugli alberi del parco vicino, poi, spaventato dal traffico cittadino, è rientrato in aula, posandosi sulla mia spalla. E poi… Puff! È tornato ad essere sè stesso.

“Pazzesco!”, mi ha urlato, “Ho fatto un sogno incredibile!”. “E allora tu perché non provi a scriverlo?”.

Lo ha fatto e… con quel tema libero, “Cosa farei se potessi volare”, ha preso il più bel voto della classe!

Capitolo 4

Glauca, la mia amica pennuta!

Questa notte è stata da tregenda. Tuoni, fulmini, vento forte... La mattina dopo tutti i giardini del colle su cui abito erano ricoperti di rami caduti. Tagliando per i giardini per far prima a raggiungere la scuola, ho sentito uno strano verso provenire da un grosso ramo a terra: “Huuuh, huuuh....”.

Mi sono avvicinata, ho scostato delicatamente gli aghi di pino e... quale è stata la mia meraviglia nel trovare una giovane civetta, dolorante per un'ala spezzata!

“Povera piccola! - le ho detto comunicando telepaticamente col suo pensiero – Sei stata sbattuta fuori dal nido dal ventaccio di ieri notte, e cadendo ti sei fatta davvero male!”.

“Huh-huh, huh -huh!” Annuì la bestiolina.

“Ma, se tu me lo permetti, mi prenderò io cura di te, e ti darò un nome.... Glauca! Ti piace?”.

Con uno sbatter di ciglia, la civetta annuì.

Strinsi dunque delicatamente fra le mani Glauca, come si stringe una colomba che stia per spiccare il volo, e mi concentrai mentalmente sulla struttura delle sue ali, sulle sue ossa, sui suoi muscoli, sul suo tessuto connettivo, sulle sue piume, visualizzando dentro di me l'ala destra perfettamente integra.

E... Puff! Glauca era nuovamente pronta a spiccare il volo!

Svolazzò su di me, in cerchio, un paio di volte; si mangiò un coleottero al volo (buon segno! Le era tornato l'appetito!) e poi, dopo avermi fatto l'occhiolino, se ne volò via...

Ma ormai eravamo diventate amiche: quella sera, dall'olmo vicino casa mia, sentii provenire il suo inconfondibile “Huh – huh! Huh- huh!”.

La notturna civetta Glauca dagli occhi gialli come fanali, sacra alla dea Atena, era diventata mia fedele vicina di casa... Con lei accanto, anche la notte era meno buia!

Capitolo 5

Facciamo Educazione Fisica?

Oggi alla prima ora avevamo Educazione Fisica. Ottima occasione per sfoggiare la mia tuta grigia e rosa dalle alette romantiche e svolazzanti proprio all'attaccatura delle spalle...

Abbiamo cominciato con dei giri di corsa, nella nostra grande aula di ginnastica dai soffitti immensi, e poi ci siamo cimentati con l'arrampicata: corda e pertica.

Inutile dire che, tanto sono imbranata con l'una, tanto sono agile con l'altra: sulla pertica salgo come una vera scimmia... o un provetto marinaio!

La corda, invece, mi riesce sfuggente, inaffidabile: ondeggio qua e là senza andare né su né giù...

Tra me e Isotta, non si sa chi sia la peggio!

Isotta è una ragazzina paffuta, capace di passare dall'introversione all'essere ridanciana in un batter d'occhio. Non la vedi mai in gonna: porta sempre jeans, polo celeste e gilet blu, oppure una tuta da ginnastica blu con le bande laterali rosse...

È mora e riccia riccia, e quando sorride è davvero contagiosa! Fa temi molto profondi, con idee più mature dei suoi tredici anni, ed ha un debole per la Storia ed Educazione Civica, materia che invece tutti gli altri snobbano.
Ci tiene a dire: “Tutti noi siamo uguali!”,  come se lei si sentisse diversa per qualche motivo...

Insomma, ci trovavamo tutte e due impelagate al fondo della corda, quando Lyn, quello scricciolino,  ci suggerì un trucchetto per salire agevolmente: “Dovete stringere bene i piedi imprigionandovi in mezzo la corda e poi fare presa saldamente con le mani, tirandovi su, sempre più su!”.

Isotta e io ci siamo guardate negli occhi facendoci l'occhiolino, abbiamo preso un bel respiro e... Be’, eravamo senza fiato, alla fine, ma toccare l'altissimo soffitto è stata davvero una soddisfazione impagabile!


Capitolo 6

Lucciole per lanterne

Vi è mai capitato di avere una compagna di classe bellissima, che riesce bene in tutto, e che per di più ha uno stuolo di ammiratori adoranti?

Be’, è quello che è successo a me con Barbara, la “divina” Barbara, la regina della classe. Brillante nei temi, brava in Matematica e Scienze, campionessa regionale di nuoto... e con un modo di fare capace di stregare chiunque.

Anch'io, all'inizio, provavo una sincera ammirazione per lei: quei lunghi capelli biondi, quel sorriso smagliante, quel fascino innegabile...

Le scrivevo lettere e bigliettini colmi di amicizia. E, dal canto suo, credevo che Barbara ricambiasse con lealtà i miei sentimenti: anche lei mi scriveva bigliettini accattivanti e mi faceva regalini, piccoli oggetti di cancelleria decorati con disegni di Sarah Key o dei Little Twin Stars, che io conservavo come tesori.

Ma... che doccia fredda fu per me scoprire all'improvviso come stessero davvero le cose!

Era ricreazione, e stavo ancora chiusa nella toilette, quando ho udito distintamente la voce di Barbara dire a Cinzia, una nostra compagna: “Che sciocca, quella Noa! Crede sinceramente che io mi sia affezionata a lei! Non sa che matte risate mi faccio leggendo le sue lettere sdolcinate...
È come avere un cagnolino scodinzolante, quasi come il mio fedele Mario... che ne sarebbe di me se lui non mi sbrigasse tutti i compiti?”

Avevo ascoltato quelle parole rivelatorie tutta tremante. In quel momento non ci vidi più dalla rabbia: uscii fuori dal bagno sbattendo la porta e, puntandole il dito contro, sbraitai: “Tu!!! Tu, infida serpe!! Puoi ingannare tutti coi tuoi modi da santarellina, farti beffe di chi ti offre un'amicizia sincera, usare gli altri come tuoi schiavi, ma sarai sempre e soltanto una persona sola, perchè non si può mentire anche a sé stessi!”.

Barbara sbiancò in viso e rimase esterrefatta, incapace di proferir parola.

L'avevo davvero punta sul vivo...




Capitolo 7

Uno spettacolo mozzafiato

Vi avevo detto che una volta al mese la nostra scuola dedica una settimana alle Libere Attività? Io mi sono innamorata del teatro della nostra scuola al primo sguardo: capiente, dal sipario in velluto un po' frusto, con i riflettori colorati... inutile dire che salirci, acquattarmi dietro le quinte e desiderare di andare alla ribalta è stato tutt'uno!

Mi sono così iscritta a Teatro: la professoressa che ci insegna Recitazione, Erminia, è un'insegnante di sostegno prossima alla pensione ma che ha tanto entusiasmo e passione da coinvolgere chiunque! Anche Rashid si è iscritto al corso, ed estroverso com'è non c'è da dubitare che riscuoterà applausi.

Il testo che porteremo in scena a fine anno è tratto da un bellissimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo: inutile dire che mi sono gettata a capofitto nella lettura, e che ho reperito subito il film che ne è stato tratto.

Il ruolo che mi è stato assegnato è quello della figlia del Principe di Salina, Concetta, e la mia scena clou è una scenata di gelosia nei confronti  dell'affascinante Tancredi, mio cugino, che invece spasima per la bella Angelica: arrivo a gettare a terra con disprezzo il mio bouquet di fiori!

“Ah Tancredi, Tancredi... abbandonarmi per quella Angelica! Ma non ti darò la soddisfazione di vedermi in lacrime!” , grido, come da copione.

Ma una soddisfazione per me c'è... perché nella scena del ballo (ebbene sì! Un vero valzer con tanto di costumi ottocenteschi con cerchi e crinoline) il mio pretendente, il Conte Cavriaghi, ottiene l'onore di danzare con me... 

Provate a indovinare quale moretto ricciolino lo interpreta!

Capitolo 8

Una visita allo zoo

Questa settimana i professori sono stati clementi, e, contrariamente al solito, non mi ritrovo la domenica pomeriggio carica di compiti per il giorno dopo...  Quale occasione migliore per inforcare la mia bici e fare un giro nel verde?

La mia meta è una grande villa a forma di cuore nel centro della città, con un bel museo, un laghetto, un teatro estivo e... uno zoo! Mi piace vedere gli animali (anche se li preferisco nel loro habitat naturale), starli ad osservare nei loro comportamenti e comunicare telepaticamente con loro.

Mentre passeggio all'ombra degli alberi, colgo brandelli di conversazione fra i custodi: “Non ci voleva! Era l'unico esemplare femmina!” “E ora il maschio di ornitorinco potrebbe lasciarsi morire dal dolore...”.

Capisco che è successo qualcosa di brutto, e mi avvicino alla vasca degli ornitorinchi, quei buffi mammiferi dal muso di papera che depongono le uova, unici nella loro famiglia e nel loro genere: vedo un esemplare che nuota in circolo nella vasca, e non risponde ai miei contatti telepatici...

In un lampo, decido di trasformarmi: mi concentro sulla struttura corporea dell'ornitorinco, sul suo becco, sul suo rostro velenoso (solo nei maschi però) e... Puff! Mi ritrovo d'un tratto nella vasca a nuotare anch'io.

“Come stai? Posso esserti d'aiuto?” gli chiedo. “E come potresti?” Mi risponde rancoroso. “La mia compagna non c'è più, sono lontano da casa mia, e non potrò più avere una discendenza... Tu come ti sentiresti al posto mio?”, sbraita.

Mi sento impotente. Non riesco a consolare il suo dolore... Mi aggiro nuotando torno torno al recinto, annaspando in cerca di una soluzione ai guai del mio amico monotremata. Improvvisamente, nascosto da un ramo caduto... scorgo un nido! Tre grosse uova ben coperte dalle foglie!

Grido all'ornitorinco tutta la mia felicità: “Non sarai più solo! La tua compagna è diventata mamma prima di lasciarti... il personale dello zoo custodirà le tue uova fino alla schiusa e allatterà i tuoi cuccioli!”.

L'ornitorinco mi guarda, incredulo. Nei suoi occhi scorgo una lacrima di felicità.

Ritorno alle mie sembianze di sempre, e avverto della mia scoperta la biologa di turno: sì, mi dice, sono già riusciti a far nascere degli animali in cattività...

Sono commossa. Ritornerò presto a vedere la cucciolata di cui mi sento un po'... la madrina!

Capitolo 9

La musica, che passione!

Io sono onnivora: mi piace qualsiasi genere musicale, da quella leggera, alla musica pop, dance, world music, fino alla classica. È grazie alla nostra insegnante di Educazione Musicale, secondo la quale non si può studiare Storia della Musica prescindendo dall'ascolto, che in classe ci siamo accostati alle opere di Mozart, Beethoven, Puccini, Tchaikovsky... adoro il Lago dei Cigni, lo riascolterei mille volte!

Quando procediamo all'ascolto guidato, Bruna, la nostra insegnante, è completamente assorta: dal primo banco posso notare gli occhi socchiusi, le narici frementi... I maschiacci delle ultime file si fanno gioco di lei, ma io ammiro la sua passione sconfinata.

Ma non facciamo solo ascolto, ci cimentiamo anche in uno strumento: il flauto. Lyn è particolarmente portata, e sa produrre suoni meravigliosi, mentre io, per quanto mi eserciti, sembra che suoni un fischietto sfiatato... meno male che i suoni che produco non arrivano ai vicini, grazie all'isolamento perfetto che ho creato!

Capitolo 10

La professoressa Olivia

Non capisco perché, ma non riesco proprio ad andare d’accordo con la professoressa di Italiano.  Per quanto mi piaccia la sua materia, per quanto impegno metta nello studio, ha sempre una parola scortese: “Noa non mettere troppa enfasi!” , “Noa non abusare dei punti esclamativi!”, addirittura “Noa! I tuoi temi sono solo retorica!”.

A quest’ultima affermazione io mi sono sentita tagliare le ali. Io metto tutta me stessa in quel che scrivo, e mi piace usare le espressioni complicate e le parole difficili che trovo nei libri che leggo, ma da questo a dire che non c’è un briciolo di verità in quel che scrivo… Mi pare francamente troppo.

Me ne stavo sconsolata nei bagni a rimuginare, coi polsi sotto il getto dell’acqua ghiacciata per calmarmi un po’, quando mi si è avvicinata Lyn che con voce dolce mi ha sussurrato: “Non prendertela… quando la professoressa Olivia ti rimprovera a me sembra che ce l’abbia anzitutto con sé stessa.  Come se in te vedesse qualcosa che a lei non è stato dato esprimere, ed essere appieno, e a sua volta lo perseguitasse in te…”.

“Davvero?”, dissi sgranando gli occhi”. “Si. Mia nonna mi raccontava che il suo grande talento per la musica non era incoraggiato ma ostacolato, perché metteva in ombra la sua stessa insegnante… Per cui sorridi, perché vali più di lei!”.

Abbracciai Lyn stretta stretta… mi aveva ridato fiducia in me stessa e nelle mie capacità!|


Capitolo 11

Un'insegnante davvero speciale

Voglio davvero bene alla nostra insegnante di Matematica e Scienze, Marina.  molto dolce e sensibile, e sa spiegare ogni cosa, anche la più difficile, con estrema chiarezza. Non a caso ho scritto sulla seconda di copertina del mio quaderno a quadretti “Matematica, mi sei simpatica!”.

Quando Marina spiega un argomento di Scienze, poi ci dà da fare a casa un compito speciale: “Ripensa e rifletti”. Praticamente, è come se dovessimo fare una sintesi, con tanto di illustrazioni, dell'argomento trattato, per preparare una lezione a nostra volta: e dopo aver sintetizzato i concetti salienti, poi è molto più facile rispondere alle interrogazioni...

La cosa buffa è che con Marina, a ricreazione, facciamo scambio di figurine: dal momento che ha due figlie all'incirca della mia età, è facile che loro facciano le mie stesse collezioni... e così in classe riecheggia “Mima, mima... celo, celo!” , come sono solita  abbreviare io l’eterno ritornello  “Mi manca, ce l’ho”!

Capitolo 12

La forma delle idee

Isotta è timorosa di tutto. Alle interrogazioni, anche se ha studiato, non riesce a esprimersi, balbetta; si impegna tanto ma il suo rendimento non è quello che ci si aspetterebbe da lei. Le sue penne, tutte, finiscono col perdere inchiostro, e sui suoi quaderni si allargano macchie come grosse lacrime... Lei, che è così sensibile, ci soffre.

Oggi, approfittando di due ore di buco, fra un acquerello e l'altro (ci hanno “parcheggiati” in aula di Educazione Artistica), le ho parlato un po': “Forse non lo sai, cara Isotta, ma le nostre idee, tutte, hanno una forma! E se i nostri pensieri sono dritti e determinati, raggiungono lo scopo, come frecce scoccate dall'arco, mentre se sono confusi si attorcigliano su sé stessi e ci impediscono di raggiungere gli altri: finiamo con l'essere chiusi in una gabbia che noi stessi abbiamo costruito!”.

“Ma tu non sai quante volte io mi ci senta davvero, come in una gabbia! I miei genitori si aspettano moltissimo da me e io li deludo sempre... Sono tutta sbagliata!” mi ha risposto Isotta, con voce rotta dalla commozione.

Allora ho fatto una magia: le ho chiuso gli occhi e, ponendole una mano sulla fronte, le ho fatto visualizzare come sarebbe stata di là a qualche anno, alta e slanciata, giovane docente di Antropologia, con i colleghi a complimentarsi per le sue ricerche sul campo e gli studenti entusiasti per la chiarezza dei suoi testi.

“Questa sei tu”, le ho sussurrato, mentre ancora era in trance, “questo è l'obiettivo che puoi raggiungere, se dirigi la tua volontà... Non è vero che sei sbagliata, sei tu la padrona del tuo destino!”.

A un battere di mani, Isotta è tornata presente, ha completato il suo acquerello (senza stingere i colori) e lo ha consegnato al professore, con un luccichio diverso negli occhi.

Il giorno dopo, alle interrogazioni, la sua voce era ferma e sicura: le sue idee davvero avevano assunto la forma di tante frecce appuntite, pronte a raggiungere l'obiettivo!


Capitolo 13

La resa dei conti

Oggi Erminia, prima del mio arrivo, ha comunicato ai miei compagni di classe che è accaduto un episodio davvero grave. Qualcuno si è introdotto in sala professori, ha forzato l’armadietto dei registri e ha sottratto dei temi e delle tavole di disegno, poi ha aperto la finestra (la nostra scuola è al quarto piano di un antico palazzo ottocentesco) e li ha gettati via, facendo sì che si sparpagliassero nella strada. E secondo voi, di chi erano quei temi e quei disegni? Lyn me l’ha confessato, un po’ esitante: i miei.

Chi poteva aver fatto un gesto tanto gretto e tanto meschino? Un indiziato c’era – e voi sapete bene chi – ma non avevo nessuna prova per accusare lei, Barbara, la mia Nemesi.

Io avevo faticato sulle mie tavole, avevo messo tutta me stessa nei miei temi, ed ora erano chissà dove, ridotti in coriandoli…

Decisi di affrontare Barbara a viso aperto.

Aspettai che finissero le lezioni, e che rimanessimo solo noi due, per parlarle: “Barbara –  le dissi – non posso giurare che sia stata tu, o che ti sia servita dei tuoi schiavetti per farlo, ma se l’idea di quel che è successo è partita da te, cosa credi di aver dimostrato? Di essere la migliore distruggendo i termini di confronto con gli altri?
Tu vuoi essere la prima in tutto, ma un leader è il primo a tendere la mano agli altri, non ad annichilirli!”.

Barbara raggelò in viso. Mi rispose, gelida: “Che vuoi saperne, tu, degli altri? Tu che hai un eterno sorriso stampato sulla faccia, che ne sai tu della rabbia e del dolore? Non ne so nulla dei tuoi temi, ma se vuoi saperlo, non mi dispiace affatto quel che ti è successo!”, e sbattendo i libri sul banco, se ne andò.

Mi sentii svuotata. Non odiavo Barbara. Sentivo che, dietro le apparenze smaglianti, era una persona estremamente sola, amareggiata e ferita.

Capitolo 14

Finisce la scuola...

E così, senza che neanche me ne rendessi conto, sono arrivata al mese di Giugno... il mese in cui si sgobba, si preparano le tesine finali, le tavole di disegno (compito che ho affrontato con grande passione) e in cui si sta sui libri fino a tardi... A studiare, si, ma anche a divorare i Racconti del Terrore di Edgar Allan Poe, autore che ho scoperto proprio ora e da cui non riesco a staccarmi!

Con fatica da amanuense ho vergato, illustrato e rilegato le tesine su ogni materia... La mattina dell'esame alle sei sono già un grillo, faccio una sostanziosa colazione e mi dirigo a passo svelto verso scuola... 
Sono a posto con la mia coscienza, consapevole d'aver studiato tutto l'anno e che solo l'emozione può giocarmi un brutto tiro. 
Prendo un lungo respiro... l'esaminatore mi fa la prima domanda: argomento a piacere. Vai con la genetica, gli esperimenti di Mendel (quanto mi sono divertita ad illustrare gli incroci fra i fiori dei piselli!), poi Geografia, l'Isola di Taiwan, Storia, i moti garibaldini... Uno, due, dieci minuti, perdo il senso del tempo, l'interrogazione è finita. Il responso? “Ottimo”...

Il mio anno sulla terra si conclude, il mio apprendistato come essere umano può finire. Saluto Rashid, Lyn, Isotta, persino Barbara con più calore del solito... Tanto, grazie alla mia magia, domani non si ricorderanno più di me.

Torno alla mia casa a forma di cappello da strega, riguardo l'orso, la scrivania, le finestre a cuore, la pertica, e a mano a mano che il mio sguardo si posa su di essi, gli oggetti si dissolvono.

Guardo la mia stessa mano, che a poco a poco diviene trasparente, fino a che io stessa scompaio, divenendo un fascio di energia.

“Ciao Terra! Come sono stata bene, su di te! Ciao amici! Iperuranio, sto ritornando...”

Ed in uno scintillio di luce sparisco tra le stelle.


FINE


1 Comments:

Blogger Unknown said...

Il racconto, articolato in momenti diversi, rappresenta la discesa sulla terra di una creatura luminosa che si imbatte nella realtà quotidiana( es:casa, negozi, scuola, amici, confronto con diverse culture). Essa ha il potere e la sensibilità di accettare e nello stesso tempo trasformare i vissuti che la circondano colorando con la magia di emozioni e fantasia la vita di tutti i giorni. La realtà apparentemente tranquilla racchiude fermenti e segreti che solo la magia di Wikka può cogliere e rendere unici e irripetibili.
Il racconto è un invito a riconoscere e ad accogliere il fanciullo che è in noi e a ritrovare così il suo stupore, incanto e freschezza. La magia è tornare al senso autentico delle cose e allo stupore dell'infanzia che tutto può perchè tutto crea.

10:54 AM  

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